25 aprile, la “nostra” Resistenza

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Una festa del 25 aprile all’insegna di commemorazioni che corrono sul filo virtuale dello streaming, effetto di una epidemia virale che, come ogni evento straordinario, ha messo a nudo l’anima di una collettività, scoprendone i dati sensibili, quasi costringendola a fare i conti con l’esigenza di rendere essenziale la vita, le scelte, i comportamenti. Tutto questo non sappiamo quanto si tradurrà in un cambiamento reale della società, ma ciò che conta è che siano emersi elementi per riflettere sulla nostra esistenza in tutte le sue declinazioni.

Ecco allora che, parafrasando la preghiera laica di Paolo Rumiz, ci piacerebbe che questo ricordo del 25 aprile ci aiutasse a liberarci dall’inutilità del superfluo, dalla bramosia del potere, dalla ridicola affermazione del nostro “ego”; che ci ricordasse l’esistenza della natura, che ha le sue leggi e il suo equilibrio, su cui dovremmo smettere di esercitare una inutile violenza. Ricordiamoci che oltre IO esiste un NOI, una comunità che espressione dello Stato di società, che vuol dire anche libertà, sicurezza, capacità di affrancarci dagli istinti ferini che spesso non siamo in grado di trattenere.

Ricordiamoci di non essere mai sudditi, di non piegare la schiena o di voltare lo sguardo, di non barattare la nostra dignità di esseri umani per un favore o un vantaggio.

Teniamo in mente la volontà ferrea di bandire il male, la violenza, la sopraffazione anche quando si ammantano di sorrisi ipocriti o di circostanza.

Evitiamo, per quanto ci è possibile, di parlare (spesso straparlare) delle cose che non conosciamo, persino di Dio, di cui non abbiamo la minima idea. Non mettiamolo in mezzo per giustificare le nostre azioni inique, la nostra incapacità a provare compassione o tenerezza.

Ricordiamoci che esiste la morte, che è un passaggio importante quanto la vita, che non è una forma di indecenza o di tabù ma il senso profondo della nostra esistenza.

Impariamo ad apprezzare il lavoro di tutti, dal più umile (ma necessario) al più “elevato”; entrambi assolvono una funzione importante per la nostra vita.

Proponiamoci di non sottomettere le nostre vite alla virtualità della rete, luogo interessante per acquisire informazioni e dati, ma assolutamente non adatto a fare da palcoscenico per le nostre esistenze.

Cerchiamo di imparare ad apprezzare la lentezza del tempo che scorre, e attribuiamogli il valore che merita.

Impariamo a convivere e conoscere le nostre debolezze, le nostre fragilità, tenendo sempre bene in mente che la nostra vita è un breve passaggio, un abito che quest’anima indossa per svolgere compiti misteriosi di cui sarebbe bene prendere coscienza.

Se faremo tutto questo, la “Liberazione” che noi celebriamo, per cui tanti hanno sacrificato la vita diventerà il compito di ogni giorno, di ogni ora. Non solo la rituale evocazione di un capitolo della nostra storia, ma il costante apprendimento del grande libro della vita.