A Berlino con la Sicilia nel cuore. “Qui creatività e impegno sono un valore aggiunto e la burocrazia non ti ostacola ma ti aiuta a fare impresa”
La FIV funziona per pochi fortunati. Dopo un decennio, ho finalmente capito che non ero tra loro.
Ho perso il conto delle volte in cui mi è stato detto di perdere peso come modella. Alla fine ho smesso.
In piena pandemia ha iniziato a camminare per 20.000 passi al giorno. La storia di Isaac Fitzgerald
Partiamo dall’inizio, quali sono le ragioni che ti hanno spinta – giovanissima – a lasciare la tua città e andare via?
Mi sono trasferita a Milano poche settimane dopo aver compiuto 23 anni e lì ho finito l’università, la specialistica e iniziato a lavorare. Ho studiato Comunicazione e Marketing e con un gruppo di amici lombardi ho creato una società di servizi, che da sempre ha avuto sede legale a Palermo, perché l’idea era quella di creare un ponte tra Milano e la Sicilia e in effetti per un paio d’anni ci siamo riusciti. Passati i due anni, o forse anche poco prima, sono iniziate le sofferenze. Io non sono mai stata uno “squalo” per cui rincorrere le persone per chiedere di saldare dei pagamenti o sentirsi perennemente raggirati non è stato bello. La cosa peggiore per me è stata la quasi impossibile espressione della nostra creatività.
Ogni progetto con un cliente siciliano alla fine era un’esecuzione della loro visione senza quasi nessuna apertura verso le nostre proposte. Forse sono stata sfortunata, forse ho trovato clienti molto esigenti, alcuni anche molto preparati. Io l’ho vissuta con fatica e non troppo positivamente
Negli anni di B*polar (la società di cui ti parlavo) sono rientrata a Palermo dopo 8 anni di vita a Milano.
La Sicilia è un posto magico, casa mia è bellissima e io amo Palermo, la mia famiglia e i miei amici però purtroppo una serie di cose come la frustrazione per il lavoro e la maleducazione di tanta gente mi hanno spinta ad andare via di nuovo.
Questa volta ancora più lontano.
Devo dire che la mia famiglia mi ha supportata di nuovo e mi è sempre stata vicina, cosa che fa attivamente ancora oggi.
Com’è nata l’idea della tua attività in Germania?
Onestamente ho scelto Berlino perché c’è una comunità di palermitani che conosco da tanti anni che vive qui.
Chi ti ha accompagnata in questo viaggio?
Il mio migliore amico, Sergio Oddo, si è trasferito a Berlino qualche mese prima di me, abbiamo vissuto e lavorato insieme (Sergio lavora con me ancora adesso). Ci sono tante persone a cui sono molto legata e a cui voglio molto bene che vivono qui per cui ho pensato fosse più facile andare in un luogo dove ricominciare tutto da capo ma non da sola.
L’idea del food a Berlino è nata da una discussione con Maurizio Schirò nell’ufficio di B*polar qualche mese prima che anche lui si trasferisse a Berlino. Lui, che oggi è un fantastico produttore musicale e dj, l’avevo conosciuto perchè lo avevo invitato a suonare ad un evento che organizzai a Palermo. Da subito mi sono trovata benissimo con lui e un giorno, parlando di un possibile trasferimento a Berlino ci interrogammo su cosa poter fare lì e magari sulla possibilità di fare qualcosa insieme.
Abbiamo pensato a una cosa che ci è sempre piaciuta moltissimo e che rappresenta noi, la nostra famiglia, la nostra terra. In fondo è una delle poche vere storie che potevamo raccontare all’estero: il nostro cibo, la nostra cucina, la gioia mediterranea. In ordine Sergio è andato a Berlino ad aprile del 2013, a luglio e andato Maurizio e il 6 settembre sono andata io.
Questa era la squadra. Noi 3 abbiamo iniziato dopo pochi mesi a fare street food event a Berlino vendendo cibo da strada siciliano. Principalmente la gente faceva la coda da noi e ci seguiva per le arancine e i cannoli.
Come ve la siete cavata con la burocrazia? Vi siete sentiti supportati e incentivati a fare impresa?
Ci è voluto poco perché a Berlino la burocrazia, almeno dal mio punto di vista e da palermitana, è super veloce.
Sono subito andata in un centro di orientamento per italiani all’estero dove c’era Besilda, non me la scorderò mai perchè era un personaggio storico, che mi ha dato tutte le indicazioni esatte per come procedere per ottenere le licenze. Mi ha dato il contatto di una commercialista italo-tedesca e mi ha girato dei contatti di possibili ristoranti italiani che mi avrebbero affittato la cucina per mezza giornata. Bingo! E’ stata dura, fare street food è massacrante, è terribile d’inverno quando sei fuori con il vento e la neve ma è stata anche un’esperienza fantastica che mi ha fatto scoprire un lato di me che non avrei neanche immaginato di avere. Ho anche scoperto che in cucina me la cavo.
Ho cambiato diverse cucine, ho iniziato a fare catering, eventi privati e chiedere aiuto a più persone per cui la squadra si è allargata. Maurizio ha creato una sua label 4 anni fa e si immerso nel suo mondo musicale. Io sono molto fiera di lui. Sergio invece è ancora con me.
Tre anni fa mi è stato proposto di prendere in gestione un locale che era un’enoteca francese. Il locale mi venne consegnato vuoto, non c’era nulla dentro. Ho deciso allora di tornare a Palermo per un paio di mesi e cercare il modo di portare un po’ di Sicilia a Berlino. Il mio falegname, che mi conosce da quando sono piccola, si è occupato della creazione dei tavoli e del tavolo sociale. Mia madre, mio padre e mia sorella mi hanno aiutata a scovare nel box di casa nostra lampadari, accessori, piatti tipici siciliani e tante altre cose che oggi sono parte integrante di Orlando. Anche i miei amici hanno contribuito attivamente alla realizzazione di Orlando e prima dell’inaugurazione erano tutti lì presenti per dare a ogni oggetto la sua giusta collocazione.
Orlando è casa mia, è un pezzo della mia famiglia, dei miei amici e dei produttori che mi stanno supportando in questo nuovo capitolo della mia vita. Tutti i prodotti che ci sono a scaffale da Orlando arrivano da persone e produttori che io conosco personalmente e questo mi rende orgogliosa perchè sono autentici e di ottima qualità.
Quali sono le differenze culturali che hai riscontrato?
Onestamente non è facile rispondere a questa domanda. I tedeschi sono quadrati, ordinati, iper puntuali, precisi, a tratti insopportabili. Di contro sono cortesi, civili, educati e certe volte anche simpatici. Scherzo c’è un sacco di gente molto simpatica.
In generale il tedesco percepisce l’italiano come una persona leggera, spensierata, felice, che non vuole lavorare e che nella maggior parte dei casi fa un sacco di nero e non dichiara le tasse. Però la cucina italiana è ottima e l’Italia è uno dei posti più belli in cui fare le vacanze.
Siciliani = mafia. Ah sei siciliana? E la mafia com’è? E bla bla bla….
La mia lotta continua è quella, attraverso il vino ed il cibo, di far capire che esiste una faccia pulita e felice della Sicilia e io, tutti i miei produttori e i ragazzi che lavorano con me, ne siamo un piccolo esempio.
Torneresti a Palermo?
Se avessi un piano B forse, ma non adesso.
Consiglieresti a un ragazzo italiano di andare via o di restare? Io non consiglierei a nessuno di andare. Io penso solo che bisogna cercare di essere felici e fare qualcosa che ci renda fieri di noi stessi. Io credo che sia molto importante viaggiare, se si può naturalmente. La mobilità e le esperienze in luoghi a noi estranei sono altamente formative.
Berlino è stata la prima meta… Hai pensato di continuare ad esplorare altri luoghi?
Sto valutando adesso la possibilità di aprire un Orlando a Lisbona… ma ancora è tutto da vedere.
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