A Piacenza lasciati soli a morire, ce la faremo ma non dimenticheremo.

Di Cristina Balteri. Il silenzio è sceso inspiegabilmente a coprire le tante mancanze e l’incapacità del governo, mentre si enfatizzavano come un disco rotto le inconsistenti promesse di aiuto economico che, se arriveranno, sarà con tempi e modi da vanificarne anche il minimo beneficio.
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Oggi, di fronte al numero sconfortante dei decessi, 807, è una verità dolorosa, apparentemente inspiegabile se non agghiacciante.

Il centro di Piacenza, la “primogenita”, che Guido Piovene, per la collocazione territoriale e per lo spirito laborioso della sua cittadinanza definì città lombarda nonostante l’appartenenza all’Emilia- Romagna, dista nemmeno 15 km da Codogno, il comune che prima di allora era sconosciuto ai più e che è balzato agli onori della cronaca per aver “ospitato” il primo paziente Covid19. Qui, al pari degli altri comuni del lodigiano messi in isolamento, separati da Piacenza solo da un ponte, le persone si ammalavano come mosche e i nostri ospedali erano al collasso già dai primi giorni, qui si registrava il più alto numero di contagiati e di decessi ed anche ora, in controtendenza con la maggior parte delle regioni italiane.

Il Sindaco, Patrizia Barbieri, a sua volta fra i primi colpiti dal virus, stimato avvocato del Foro Piacentino, Foro fortemente ferito dalla diffusione del contagio e dalla perdita di illustri Colleghi, che per primo ha visto chiudere gli Uffici Giudiziari su impulso di un Presidente deciso e lungimirante, appena in forze si è spesa in richieste di aiuti al governo e lettere accorate al Presidente del Consiglio Conte in difesa ed a sostegno della cittadinanza, lettere rimaste senza riscontro, morte nell’indifferenza dello Stato come tanti di noi.

Siamo stati lasciati soli a morire, senza presidi sanitari, senza nemmeno l’attenzione mediatica che ci si sarebbe aspettati.

Scorrono nell’animo, non di tutti, ma di molti concittadini l’orrore e il risentimento verso un governo che, per non essere espressione di un voto democratico, tanto si è mostrato distante da una giunta di destra, goccia nel mare della sinistra emiliana, convinti che il vero motivo di un tale crudele abbandono sia di matrice politica.

Nel corso dell’emergenza sanitaria, abbiamo assistito, come forse nessuno avrebbe potuto immaginare, all’asservimento dei mezzi di informazione, laddove il silenzio è sceso inspiegabilmente a coprire le tante mancanze e l’incapacità del governo, mentre si enfatizzavano come un disco rotto le inconsistenti promesse di aiuto economico che, se arriveranno, sarà con tempi e modi da vanificarne anche il minimo beneficio.

Non era certamente una gara a snocciolare i numeri che si doveva promuovere, ma un’informazione seria e coerente con gli interventi messi in campo in una dialettica di obiettivi da perseguire per arrivare a soluzioni percorribili. Se così avrebbe dovuto essere e forse in alcune regioni è stato, non per Piacenza, che con i suoi centomila abitanti, è stata abbandonata a sé stessa senza neppure il conforto del sostengo morale della nazione.

I piacentini sono un popolo forte, ricco e forte, e ce la faranno sicuramente a superare queste enormi difficoltà, e, in barba a chi dovrà assumersi, primo o poi, le sue responsabilità politiche e umane, non dimenticheranno.

Di Cristina Balteri