Chico Forti tornerà in Italia”: l’annuncio del ministro Di Maio

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La storia di Chico Forti, l’imprenditore trentino che sta scontando l’ergastolo nel carcere di Miami dopo la condanna per l’omicidio di Dale Pike, avvenuto il 15 febbraio del 1998, l’abbiamo raccontata qui.

Ho una bellissima notizia da darvi: Chico Forti tornerà in Italia. L’ho appena comunicato alla famiglia e ho informato il presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio. Il Governatore della Florida ha infatti accolto l’istanza di Chico di avvalersi dei benefici previsti dalla Convenzione di Strasburgo e di essere trasferito in Italia”. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha annunciato così, in un post su Facebook, il prossimo rientro in Italia dell’ex produttore televisivo ed ex velista italiano, detenuto negli Usa da 20 anni.Si tratta di un risultato estremamente importante, che premia un lungo e paziente lavoro politico e diplomatico. Non ci siamo mai dimenticati di Chico Forti, che potrà finalmente fare ritorno nel suo Paese vicino ai suoi cari. Sono personalmente grato al Governatore DeSantis e all’Amministrazione Federale degli Stati Uniti. Un ringraziamento speciale al Segretario di Stato Mike Pompeo, con il quale ho seguito personalmente la vicenda e con il quale ho parlato ancora nel fine settimana, per l’amicizia e la collaborazione che ha offerto per giungere a questo esito così importante.

Il Governo seguirà ora i prossimi passi per accelerare il più possibile l’arrivo di Chico.
Erano vent’anni che aspettava questo momento e siamo felici per lui, per i suoi cari, per la sua famiglia, per tutta la città di Trento.
È un momento commovente anche per noi.  ha aggiunto Di Maio.

La Storia

Chico Forti, dal 1992 risiede in Florida dove ha trascorso gli ultimi diciannove anni chiuso nel carcere di Miami, dove sta scontando l’ergastolo dopo la condanna (nel giugno del 2000) al carcere a vita da parte di una giuria popolare.

La dinamica della vicenda è nota: Dale Pike, figlio di Anthony Pike, proprietario di un hotel a Ibiza, grazie all’intermediazione di Thomas Knott, un tedesco che viveva negli Usa, era entrato in contatto con Chico Forti al quale voleva vendere il suo hotel che, a quanto è emerso successivamente, non era più di sua proprietà. Un tentativo di truffa quindi. E’ il 15 febbraio del 1998, quando viene ritrovato il cadavere di Dale Pike, in un boschetto al confine con la spiaggia vicina al ristorante dove si era recato con l’imprenditore italiano. Il corpo del giovane seminudo, ucciso con due colpi di pistola calibro 22 sparati alla nuca,e intorno alcuni oggetti tra cui una scheda telefonica dalla quale si ricava che le ultime telefonate erano state fatte proprio a Chico Forti.

Le accuse all’imprenditore italiano, per altro non sostenute da alcuna prova, compresa quella del DNA che è risultata negativa, si basano su prove circostanziali molto tenui. La stessa Corte, d’altronde, ha ammesso di non avere acquisito prove certe sulla colpevolezza di Forti, e non ha avuto alcun esito nell’ammettere che il giudizio si è formato sulla base di sensazioni e indizi molto risibili. Non è stata trovata l’arma del delitto. Il movente è decaduto. Non ci sono testimoni né tanto meno impronte. Insomma, c’è il ragionevole dubbio che la condanna sia stato frutto di elementi emotivi e di sensazione piuttosto che su prove certe e indizi certi.

La vicenda ha suscitato diverse reazioni e anche sui social sono nati diversi gruppi a sostegno dell’innocenza di Chico Forti, attraverso sottoscrizioni e appelli per sensibilizzare le autorità america affinché il caso sia riesaminato e valutato in modo oggettivo.

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