Coronavirus, nella bozza del nuovo decreto ordine e misure più stringenti. Previste multe fino a 3000 euro.

Si prevede una nuova stretta del governo per fare fronte all’emergenza Coronavirus. In queste ore dovrebbe iniziare, in Consiglio dei ministri, la discussione sulla bozza del nuovo decreto, che ha l’obiettivo di mettere ordine nelle misure prese precedentemente, integrandovi alcune nuove restrizioni soprattutto in materia di sicurezza e di spostamenti.
Il nuovo decreto dovrebbe prevedere, tra l’altro, l’inasprimento delle multe (fino a 3000 euro) per coloro che escono da casa senza comprovate esigenze lavorative o di salute, l’utilizzo dei militari per far rispettare le misure di prevenzione e contenimento anti contagio e la facoltà di prorogare i divieti degli sugli spostamenti fino al 31 luglio.
Gli ambiti in cui il decreto dovrebbe intervenire sono 28, con restrizioni che verranno attuate “secondo criteri di adeguatezza specifica e principi di proporzionalità al rischio effettivamente presente su specifiche parti ovvero dell’intero territorio nazionale”. Il nuovo testo assorbe, abrogandolo, anche il primo decreto legge che aveva dato la possibilità di istituire le zone rosse all’inizio dell’emergenza.
Tra le indicazioni inserite nel documento la possibilità di chiudere gli uffici della Pubblica Amministrazione (i lavoratori andrebbero in smart working), le attività produttive, bar, ristoranti e, per chi si trova in condizione di quarantena, il divieto di lasciare il proprio appartamento oltre che dal proprio comune di residenza.
Si possono chiudere strade e parchi, oltre che scuole, teatri, cinema, musei, chiese, palestre e parchi.
“Per contenere e contrastare i rischi sanitari derivanti dalla diffusione del Covid-19 – si legge nella bozza – su specifiche parti del territorio nazionale ovvero, occorrendo, sulla totalità di esso, possono essere adottate, secondo quanto previsto dal presente decreto, una o più misure tra quelle di cui al comma 2, per periodi predeterminati, ciascuno di durata non superiore a trenta giorni, reiterabili e modificabili anche più volte fino al 31 luglio 2020 e con possibilità di modularne l’applicazione in aumento ovvero in diminuzione secondo l’andamento epidemiologico del predetto virus“.
Per far rispettare i provvedimenti, poi, potranno essere impiegate le Forze di polizia e anche l’esercito. “Il prefetto – continua la bozza – informando preventivamente il ministro dell’Interno, assicura l’esecuzione delle misure avvalendosi delle Forze di polizia e, ove occorra, delle Forze armate, sentiti i competenti comandi territoriali. Al personale delle Forze armate impiegato, previo provvedimento del prefetto competente, per assicurare l’esecuzione delle misure di contenimento” è “attribuita la qualifica di agente di pubblica sicurezza“.
Nel testo si specifica che chi non rispetta le misure previste dal governo può incorrere nella sanzione amministrativa “del pagamento di una somma da euro 500 a euro 3.000 e non si applicano le sanzioni contravvenzionali previste dall’articolo 650 del codice penale o dalle altre disposizioni di legge attributive di poteri per ragioni di sanità“. Chi non rispetta il divieto di apertura di locali come cinema, teatri, discoteche e centri ricreativi viene, oltre alla multa, rischia la chiusura dell’esercizio o dell’attività “da 5 a 30 giorni”.
Regioni e Comuni possono modificare le misure per 7 giorni
Per quanto riguarda gli enti locali, invece, tenendo conto delle specifiche situazioni, viene chiarito che hanno la facoltà di aumentare o sospendere le misure. “Le Regioni, in relazione a specifiche situazioni di aggravamento ovvero di attenuazione del rischio sanitario verificatesi nel loro territorio o in una parte di esso, possono introdurre ovvero sospendere, limitatamente a detti ambiti territoriali, l’applicazione di una o più delle misure.
Qualora tali misure si applichino su tutto il territorio regionale, ovvero su oltre la metà di esso o a oltre la metà della popolazione residente nella regione, la loro efficacia è limitata a sette giorni e, entro ventiquattro ore dalla loro adozione, è formulata proposta al Presidente del Consiglio dei ministri, ai sensi dell’articolo 3, comma 1, per la loro conferma con il decreto ivi previsto. Le misure “non possono essere in alcun caso reiterate” altrimenti “sono inefficaci”.
La stessa possibilità è concessa ai sindaci. Infine, il presidente del Consiglio o un ministro da lui delegato dovrà riferire mensilmente alle Camere.