
Dagli altri Stati piani straordinari per imprese e cittadini, per gli italiani solo spiccioli
E’ arrivata la fine del mese di marzo e insieme al primo sole di una primavera buia, sono arrivate le bollette, le rate dei mutui, gli affitti, le utenze telefoniche, con il sottile e non trascurabile dettaglio che, gran parte degli italiani chiusi in casa per rispettare i decreti e per tutelare la propria salute, non hanno ricevuto uno stipendio. “Come faremo a pagare l’affitto”? “Se non pago le bollette che succede?”; “La banca pretenderà i soldi del mutuo?”; “Se non ricevo lo stipendio, come faccio a fare la spesa?”… Le domande sono queste e tutte dello stesso tipo, esprimono preoccupazione, disperazione per una situazione che nessuno poteva prevedere né calcolare. Ci si ritrova a combattere a mani nude contro un nemico invisibile e la sensazione più atroce che si possa provare in questo momento è di essere soli, abbandonati da uno Stato che ci nutre di conferenze stampa intrise di parole rassicuranti e di pochissima sostanza.
Si sta facendo davvero tutto il possibile? Gli spiccioli anticipati ai Comuni possono essere la soluzione per evitare rivolte sociali? Davvero si pensa che un sacchetto di spesa destinato a poche persone tra le più disperate, possa arginare lo tsunami di angoscia che sta inondando tutti gli italiani?
Molti Stati si sono già organizzati con manovre eccezionali, l’helicopter money è ormai uno strumento utilizzato da diversi Paesi per far arrivare liquidità nei conti correnti dei cittadini.
Gli Stati Uniti hanno messo in campo una manovra da 2.200 miliardi di dollari per aiutare famiglie e single, 1.200 per adulto e 500 per bambino; la Spagna stanzia 200 miliardi, prevedendo – tra le altre cose – uno stop di tre mesi sul pagamento dei mutui della prima casa, mentre le piccole e medie imprese godranno di un abbattimento del 100% dai contributi se mantengono l’occupazione, i lavoratori autonomi saranno esentati dal versamento dei contributi previdenziali, e gli altri lavoratori riceveranno il 100% dei sussidi di disoccupazione, senza intaccare i contributi già versati. Al momento sono state presentate più di 7mila richieste che coinvolgono oltre 200mila posti di lavoro, divieto inoltre di tagliare acqua, luce e gas e i servizi di comunicazione; A Londra impegno da 330 miliardi di sterline, gli esercenti non pagheranno l’iva fino a giugno e le imprese locali per 12 mesi non pagheranno le imposte. Il governo è pronto a pagare l’80% degli stipendi britannici; la Francia vara un piano da 45 miliardi, rivolto a imprese e cittadini, previsto inoltre eccezionalmente il rinvio del pagamento degli oneri fiscali e sociali. Ricordiamo che queste somme si aggiungono al fondo di 50 milioni che era già stato predisposto per il coronavirus; per la Germania la più grande manovra mai varata nel dopoguerra, un piano che dai 550 miliardi previsti inizialmente, potrebbe arrivare a 1.100 miliardi. Gli aiuti andranno a imprese, lavoratori e sanità. “Ai disoccupati o agli autonomi che vorranno chiedere sussidi per la disoccupazione non sarà chiesto per sei mesi l’esame del patrimonio; alle famiglie sarà concesso un “corona-congedo” per supplire ai redditi mancanti e per consentire loro di accudire meglio i figli rimasti a casa dopo la chiusura delle scuole. L’emergenza da coronavirus significa anche che in questo periodo nessuno potrà essere sfrattato”. Queste le dichiarazioni dei ministri delle Finanze, Olaf Scholz, e dell’Economia Peter Altmaier, in conferenza stampa.
Allontanandoci un po’, possiamo citare l’esempio del presidente della Corea del Sud Moon Jae-in: “I cittadini hanno sofferto a causa del coronavirus e tutti meritano di essere ricompensati per il dolore e la partecipazione agli sforzi preventivi”. Per far fronte all’emergenza è stato varato un piano che prevede il pagamento in contanti, fino a 1 milione di won ai cittadini e sarà effettuato a tutte le famiglie (tranne quelle con alto reddito). Avranno accesso al contributo 14 milioni di famiglie sudcoreane, ovvero circa 35 milioni di persone.
Ma torniamo a casa nostra.
In Italia, oltre alle anticipazioni previste per i comuni per l’acquisto di beni di prima necessità e la manovrina denominata “Cura Italia”, che dovrebbe garantire a una fascia ristretta di lavoratori autonomi, professionisti e qualche cococo la cifra di 600 euro per il solo mese di marzo, non ci risulta che al momento sia stato fatto un piano organico che permetta agli italiani di sopravvivere, pagare le spese, mangiare, non subire il distacco delle forniture, non pagare mutui e affitti e molto altro. La cosa preoccupante, oltre al clamoroso ritardo nella predisposizione di un piano di emergenza straordinario – come impone la situazione – è che le domande per l’accesso a questa manciata di soldi sono previste per il 1 aprile. E la data ci fa amaramente sorridere.
(immagine di copertina La Presse)
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Ottobre 19, 2023