E’ il colpo finale. Le imprese colpite dalle restrizioni: abbiamo bisogno di sostegno in tempi brevi.
Dalle stazioni sciistiche del nord ai ristoranti del sud, molti italiani hanno fatto sentire le loro obiezioni alle ultime misure del governo per combattere le crescenti infezioni da coronavirus.
Il primo ministro, Giuseppe Conte, ha detto che le restrizioni, che includono la chiusura alle 18.00 di bar e ristoranti e la chiusura completa di palestre, piscine, cinema, teatri e stazioni sciistiche, sono necessarie affinché la gente possa godere di un “Natale sereno”.
Ma il periodo delle vacanze sarà tutt’altro che sereno per le aziende che già risentono dell’impatto della chiusura primaverile del Paese e che potrebbero non riaprire mai più. “Un Natale sereno è impossibile”, ha detto Paolo Bianchini, ristoratore della città laziale di Viterbo e presidente del MIO, associazione del settore alberghiero.
Bar e ristoranti sono la linfa vitale dell’economia di tante città e paesi italiani, in particolare del sud. In Sicilia, ad esempio, il numero dei ristoranti è cresciuto del 50% negli ultimi otto anni, secondo i dati di Unioncamere-Infocamere, un’unione agricola.
“È un’ingiustizia e un colpo finale che non ci siamo meritati”, ha detto Giada Penna, proprietaria del ristorante Il Mirto e la Rosa di Palermo.
Bianchini stima che il 50% dei ristoranti, che già operavano a capacità ridotta, non aprirà affatto nel prossimo mese, perché i costi per farlo saranno di gran lunga superiori ai ricavi.
“Vorremmo sapere su quali basi scientifiche si è deciso di chiudere i ristoranti”, ha detto. “Abbiamo fatto tutto il possibile per lavorare in sicurezza, per la nostra salute e per quella delle nostre famiglie”. Vorremmo quindi sapere se ci sono dati che dimostrano che siamo noi gli spargitori”.
Il governo ha promesso un pacchetto di finanziamenti per le imprese interessate dalle misure, che sarà in vigore fino al 24 novembre. “Ciò che conta ora è quanto e quando. Abbiamo bisogno del sostegno in tempi brevi”, ha aggiunto Bianchini.
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