Fase 2, il ritorno alla normalità che fa paura

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Abbiamo desiderato il ritorno alla normalità, alle abitudini di sempre.
Oggi, ad un giorno dall’annunciato allentamento del lockdown, ci si chiede come sarà la nostra vita da domani.

In tanti hanno paura di tornare lì fuori. E la paura non è tanto per il virus, quella c’è ma non è preponderante. I due mesi passati tra le mura domestiche ci hanno costretti ad altri ritmi, ad altre modalità di vita e alla fine ci siamo ripiegati all’interno delle nostre case, sentendoci prima costretti, poi protetti e in fine ci siamo resi conto che non era poi così male. Questo vale per chi ha utilizzato i giorni del “distanziamento sociale” per fare i conti con se stesso, per allentare i ritmi frenetici, per pensare un po’ di più alle cose importanti, quelle che realmente contano, ma anche per fare qualche riflessione sul futuro.

In altri casi i giorni di isolamento sono stati il contenitore per far macerare e lievitare sentimenti di rancore e odio, frustrazioni di ogni tipo. Impossibile non accorgersene, i social sono lo specchio delle diverse individualità e della società reale, spogliata dal solito buonismo di circostanza. Per loro sarà stato un tempo speso male, insomma.

Il mondo che ci aspetta fuori non sappiamo come sarà e forse è proprio questo a scuoterci e farci fermare sulla soglia.

C’è chi in questo lungo periodo ha perso tutto, il lavoro ad esempio, e uscire fuori vorrà dire scontrarsi frontalmente con la drammaticità di una crisi che dal singolo individuo alle aziende medio piccole, ha investito il nostro Paese. Eppure anche questo dovrà essere affrontato, impossibile restare immobili.

Certo, ci si sarebbe aspettato un atteggiamento diverso da parte di chi ci governa, un sostegno reale che andasse oltre gli annunci e qualche spicciolo per pochi.

Adesso la vita sta per ricominciare, con tutto il carico di macerie che bisognerà spalare via per tornare a vedere la luce. Molti ce la faranno, per tanti altri sarà difficile trovare quella forza. Qualcuno crollerà.

La pandemia ha cambiato le cose, ha annullato i dislivelli sociali rendendo tutti un po’ più poveri.

Quando i ritmi torneranno quelli ordinari e probabilmente cominceremo a rimuovere questo periodo dalla nostra quotidianità, non sarà tutto migliore. Anzi.

E non sarà migliore perché saremo costretti ad affrontare uno ad uno, i problemi che in questo momento sono stati congelati.

A preoccupare di più sono le rate accumulate dei mutui, gli affitti non pagati, le tasse, le bollette, l’iva, i contributi, l’assicurazione della macchina, le finanziarie. Tutti busseranno alla porta e pretenderanno che i conti siano a posto e poco importa se dall’altra parte ci sarà chi non lavora e non gode di sussidi, non ci saranno “atti d’amore” da parte dei creditori. Tutto questo inciderà sulla vita delle famiglie in modo devastante, minando la serenità di milioni di persone che non hanno alcuna colpa se si sono ritrovate in questa situazione. Eppure sarà così. Prepariamoci.

Uscire lì fuori vorrà dire anche la fine di tantissime relazioni. Pare che aumenterà, e di molto, il numero dei divorzi e delle separazioni. La convivenza forzata ha fatto cedere tutti quei legami tenuti insieme a fatica determinando implosioni che culmineranno in migliaia di cause legali.

Più che una società rinnovata, sarà una società devastata che dovrà ricominciare – in molti casi – da zero.

Se c’è qualcosa di veramente positivo è un sentimento di ritrovata unità nazionale, al di là dei confini regionali. Nord e sud si sono uniti in un abbraccio solidale e vero. Sono molti i casi balzati agli onori delle cronache.

Sarebbe bello che questo ponte solidale continuasse anche dopo. E poiché uno dei nodi cruciali da risolvere sarà quello del lavoro, l’idea potrebbe essere quella di creare una rete nazionale che mettesse nelle condizioni di offrire lavoro e di potersi rimettere in gioco. Ma per far questo bisognerà puntare sulle iniziative dei privati e sulla buona volontà dei singoli, abbiamo dimostrato di averne tanta. Non aspettiamoci nulla dal pubblico e dallo Stato se non vogliamo affondare definitivamente. Proviamoci da soli.

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