“Fase 2” tra imbarazzo e sconcerto

Solo restrizioni e nessuna tutela per milioni di lavoratori, disoccupati e imprese. Economia al tracollo. Di Cristina Balteri
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Da modesto operatore del diritto di provincia, la lettura e il commento del DPCM 26 aprile 2020 e dei relativi allegati è difficile, a tratti imbarazzante. Se, infatti, i provvedimenti che lo hanno preceduto potevano trovare una parvenza di giustificazione nella necessità urgente di far sentire la presenza dello Stato, con riserva di aggiustamenti in itinere, quest’ultimo, anticipato di 8 giorni rispetto al vigore delle prescrizioni in esso contenute, palesa in modo sfacciato e inaccettabile, al pari degli altri D.P.C.M., la sua inadeguatezza al delicatissimo e cruciale momento storico che stiamo vivendo.

È stato anche difficile soprassedere alla sensazione di smarrimento che molti, compreso chi scrive, hanno provato ad ascoltare la conferenza stampa che ne illustrava i tratti essenziali.

Un inutile, prolisso, autocelebrativo cappello introduttivo che ha irritato gli ascoltatori, ma soprattutto offeso coloro che dei tanti aiuti promessi ed enfatizzati non hanno visto nulla e versano in serie difficoltà, quasi senza più nemmeno la forza di guardare al futuro. Penso, ma senza nessuna pretesa di completezza, ai ristoratori e ai comparti dell’intrattenimento, del turismo, della cura alla persona e agli “invisibili” che sono rimasti esclusi da qualsiasi previsione di sostegno economico, dei quali subito si sono sentiti forti gli echi delle urla scomposte sui social.

Un Presidente del Consiglio che cerca di convincere a parole della bontà dell’attività del Governo, in una logica così evidente di speculazione elettorale, che sorride sornione delle critiche ricevute in proposito di autocertificazione e che poi, finalmente, si abbandona dall’alto del suo ruolo di padre della patria all’enunciazione di misure, in molti casi incomprensibili e incoerenti, volte a prolungare o allentare le restrizioni già esistenti secondo criteri che sono parsi a tutti assurdi, arbitrari e in alcun casi addirittura inutilmente punitivi.

Per non dire dell’arroganza con cui si è millantato il plauso della comunità europea, quando invece abbiamo assistito ad una dolorosa presa di distanza ed a modalità di gestione dell’emergenza niente affatto analoghe alle nostre, frutto di valutazioni sanitarie e politiche che ciascuno Stato ha svolto in completa autonomia ed in ragione dei propri numeri di contagio e delle proprie risorse. Una fra tutte la Germania che aveva un piano pandemia collaudato da tempo, che ha stanziato subito ingentissimi capitali e che di fronte al riacutizzarsi fisiologico dei contagi conseguente alla riapertura delle attività, tanto strumentalizzato dalla stampa italiana per dare autorità alle ultime restrizioni, si dimostra invece capace di approntare la necessaria assistenza in una logica di intervento che la fa brillare per il minor numero di decessi Covid19.

Potremo andare a trovare i congiunti, questo è effettivamente un dato importante, peccato che non esista una definizione giuridica di “congiunti” e il controllo sulla natura del legame affettivo che unisce due o più persone è di per sé assai difficile da svolgere quando non si traduca in parentela o convivenza.

Avremo le mascherine a € 0.50 l’una e così manderemo a fondo definitivamente anche quegli imprenditori che nell’emergenza avevano trovato la forza di convertire le produzioni alle ragioni della collettività. Non si può calmierare un prezzo sulla base di una valutazione opinabile che non prende in esame il particolare e gravoso costo del lavoro in Italia, a monte avrebbero dovuto essere previste misure per consentire alle aziende italiane di essere competitive.

Qualcuno si sarà anche preso la briga di leggere la relazione tecnica in ragione della quale sono state assunte le nuove misure di contenimento. Ventidue pagine di grafici in cui vengono posti a confronto dati statistici che, pur prestandosi a più interpretazioni, portano gli “scienziati” a conclusioni scontate che risuonano nell’etere come la campana del tramonto dell’economia nazionale.

È vero, purtroppo, abbiamo dimostrato al mondo che, nonostante l’encomiabile sforzo degli operatori sanitari, unico vero orgoglio nazionale, siamo stati incapaci di resistere e contrastare il diffondersi dell’epidemia, pagando il prezzo altissimo di tantissime vite. Altrettanto sarà per noi se dovesse riattivarsi in modo significativo il contattore dei contagi, perché in Italia, che conta oggi 60.36 milioni di abitanti, esistono solo 9.000 posti nelle terapie intensive riservati ai pazienti COVID 19.

Del resto, solo un miracolo avrebbe potuto cancellare gli effetti devastanti di anni di austerity, l’infiltrazione mafiosa, la speculazione internazionale delle nostre risorse economiche e commerciali, ma, si sa, i miracoli non appartengono al nostro tempo cinico e tecnologico, un tempo in cui la Chiesa, forte di un potere temporale radicato in millenni di storia, antepone l’esercizio del diritto di culto nella Santa Messa alle logiche sanitarie di diffusione del contagio ed è così forte nel suo volere da far vacillare persino il convincimento degli scienziati tanto cari ai nostri governanti.

 

Di Cristina Balteri