Fra la via Emilia e il West, il libro di Talanca che racconta Guccini
Un libro per raccontare il mondo di Francesco Guccini, il maestrone della canzone italiana. Si intitola Fra la via Emilia e il West e lo ha scritto Paolo Talanca, docente e studioso della musica italiana e dei suoi fenomeni con vari libri alle spalle. Già dalla prefazione di Gianni Mura si capisce che il libro racconta in scioltezza le varie fasi della carriera artistica di Guccini. Già quel titolo era servito per titolare un doppio album dal vivo uscito nel 1984, quando il Nostro era al massimo delle sue esibizioni. Poi, piano piano, ha deciso di smettere. Chi non ricorda le sue esibizioni che dopo un paio d’ore culminavano nella leggendaria La locomotiva. Guccini ha sempre affrontato il palcoscenico con partecipazione, mai un suo concerto è stato uguale all’altro, perché in tutti i casi è sempre stato il pubblico, il suo pubblico, a determinare la buona riuscita. Il libro di Talanca, lo precisa l’autore, non va inteso come una semplice biografia, quanto una ricerca delle poetiche che ruotano attorno alle sue canzoni. Si osserveranno i luoghi e le persone che le hanno ispirate, perché, per lungo tempo l’artista ha inserito nelle canzoni tutto quello che osservava e lo riguardava da vicino. Si comincia dal Mulino, quello della sua famiglia a Pavana, l’incontro con gli americani che stavano liberando l’Italia insieme ai partigiani. Lui ancora piccolo, ma certi ricordi restano nella memoria e a Guccini piace ricordare le persone a lui care, a cui dedica intere canzoni. Talanca le pone in evidenza, come Van Loon, nel ricordo del padre, o Amerigo, ovvero Enrico fratello di Pietro, nonno di Guccini, emigrato nel 1911 in America. Canzone per Piero, con la frase …io appena giovane sono invecchiato, tu forse giovane non sei stato mai…. Canzone che, ricorda Talanca, è stata scelta per il tema di maturità nel 2004. Guccini nelle antologie, Guccini nelle enciclopedie, tanto ha scritto egli stesso, quanti libri andando a cercare le radici (a proposito Radici) andando a scriverli in lingua, i suoi primi Croniche Epafaniche (Pavana) e Vacca d’un cane (Modena), i più selvaggi, i più belli. Non si conosce abbastanza la grandezza di quest’uomo senza leggerli, per capire quanto lavoro ci sia dietro. Dicevamo che Talanca si muove anche tra i luoghi, quindi Modena, quella di Piccola città. Poi dal 1961 la famiglia si trasferisce a Bologna, alla quale dedica l’altro libro Cittanova Blues. E ci si accorge che la storia di Guccini è davvero grande, sconfinata, e ogni canzone, ogni disco, riflette la sua vita. Come Stanze di vita quotidiana appare un disco che trasuda sofferenza, come invece Via Paolo Fabbri 43 è il disco del riscatto e dell’incazzatura che non si può tenere dentro (L’avvelenata). Tutto quello che sappiamo Talanca riesce a ricordarcelo aggiungendo dettagli che magari ci erano sfuggiti. Al passaggio dai Settanta agli Ottanta, le liriche si fanno più importanti. Per Bisanzio se ne sarebbe volentieri occupato Lucio Dalla, ma a lavoro finito, tutti contenti, intervenne Pier Farri con un giudizio offensivo sulla resa dell’arrangiamento, al punto che Dalla dovette battere in ritirata. Un gran peccato. Lo fa notare Talanca, come non manca di soffermarsi a raccontare di altri luoghi, la Trattoria da Vito, L’osteria delle Dame e le canzoni Autogrill e Samantha, nuovo modo di raccontare affidandosi più alla letteratura che ai ricordi. Il produttore Renzo Fantini che offrirà a Guccini tutta la sua competenza e capacità di stare al passo con uno dei più grandi della canzone italiana. L’arrivo di Juan Flaco Biondini, la formazione che accompagna i sempre più rari concerti, composta da eccellenze della musica italiana. Lo racconta Talanca insieme ad altre curiosità che vi invitiamo a scoprire.
Giordano Casiraghi
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