Handel, il kolossal mai realizzato di Franco Battiato

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La voce narrante ci racconta di come George Friedrich Handel, nato ad Halle il 23 febbraio 1685 (nello stesso anno di Bach e di Domenico Scarlatti) avesse già dalla prima fanciullezza dimostrato una forte attrazione per la musica che, suo padre, intenzionato ad avviarlo al Diritto civile, cercò di contrastare in tutti i modi arrivando perfino a pensare di
tagliargli le dita. Ma ecco che in una delle prime sequenze, mentre la voce del narratore prosegue la sua descrizione, vediamo il piccolo George salire le scale e, con la complicità della madre e della zia che gli avevano nascosto il clavicordo in soffitta, andarsi ad esercitare alla tastiera, cosa che faceva regolarmente mentre tutti dormivano.
Questo è l’incipit del progetto cinematografico di Franco Battiato dedicato ad Handel, il suo personale “viaggio di Mastorna”, opera compiuta ma non realizzata per via della difficoltà di conciliare una rigorosa visione d’Autore con le problematiche connesse alla produzione di opere cinematografiche fuori dal range dello spettatore
contemporaneo, spesso distratto dalla serialità televisiva e impigrito dal trionfo dei luoghi comuni della scrittura cinematografica tradizionale.
Il progetto di Battiato, un vero e proprio kolossal autoriale, avrebbe dovuto coinvolgere attori del calibro di Charlotte Rampling, nel ruolo della contessa di Bolton, Christopher Plummer (cardinale Ottoboni), mentre Willem Defoe avrebbe dovuto vestire i panni del barone Kielmansegg. L’attore tedesco, e anche ottimo pianista, Johannes Brandrup era il candidato a interpretare il ruolo del grande compositore sassone. Le location rigorosamente scelte tra Roma (chiesa di S. Antonio in campo Marzio, Palazzo Ruspoli etc), Londra (Burlintong House, Cannons House etc), Venezia (S. Giovanni Crisostomo), Halle e Madrid, ma altre sicuramente se ne sarebbero aggiunte. Un progetto “monstre” che si è sviluppato in tanti anni di intensa ricerca filologica sui testi (tanti testi, letti e studiati in diverse lingue), sulle cronache dell’epoca che rievocavano i fasti del barocco italiano poiché, come è noto, Handel compose anche nella nostra lingua e incrociò importanti musicisti italiani quali Domenico Scarlatti che lo impegnò in una sfida al clavicembalo puntualmente descritta da Battiato e pronta ad essere filmata. La sceneggiatura, firmata assieme a Francesco Ferracin, rigorosamente aderente al contesto storico e ricca di personaggi che hanno costellato il percorso terreno di Handel: da Re Giorgio primo al duca di Chandos, dal già citato cardinale Ottoboni al principe Francesco Maria Ruspoli. All’interno dello script anche una magnifica sequenza esoterica, un sogno lucido di Handel contrappuntato dal banquet celeste del compositore Messiaen; un musicista contemporaneo quindi, a conferma di come l’Handel di Battiato, fedele nella descrizione dell’epoca e dei personaggi che ne furono protagonisti, sarebbe dovuto essere un rito celebrativo dell’eccellenza, della diversità di coloro che sono vocati a farsi da ponte tra cielo e terra a prescindere dall’epoca e dal dominio del tempo.

 

(Foto di Natalia Aggiato)

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