Il solstizio d’inverno, la porta che conduce alla luce

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Foto: Giuseppe Tammaro

E’ già iniziato il periodo dello shopping natalizio, della frenesia degli acquisti che ogni anno evoca il consumismo sfrenato (giustificato da qualche motivazione più o meno religiosa e simbolica), del marketing globalizzato con le figure iconiche dell’albero, di babbo natale e in generale di tutti i protagonisti di una narrazione millenaria abilmente destinata a servire il mercato. E così, mentre tutti siamo ipnotizzati dal luccichio delle vetrine, e moltitudini di persone invadono i centri commerciali, gli odierni “templi laici” in cui si celebra la più importante ricorrenza dell’anno, qualcosa di straordinario e di magico sta accadendo: un evento cosmico che si chiama Solstizio d’inverno, che appartiene alle nostre radici, un ciclo annuale che tutte le tradizioni (da intendere in senso etimologico, da tradere che significa trasmettere) hanno da sempre celebrato; dalle costruzioni megalitiche di Stonehenge, in Gran Bretagna, alle incisioni rupestri di di Bohuslan, in Iran, per giungere in Val Camonica, quindi in Italia, con dei frammenti di incisioni rupestri di epoca preistorica e protostorica.  E ancora, per restare nell’epoca della classicità, il Solstizio ispirò Eraclito di Efeso, Omero e Virgilio. Il fenomeno fu anche celebrato dalle popolazioni indoeurope: I Galli Celtici lo denominarono “Alban Arthuan” (rinascita del Dio Sole) e via proseguendo con i Germani (Yule, la ruota dell’anno) gli scandinavi, i lapponi, i finnici, che lo chiamarono “July” (tempesta di neve).

E’ noto che intorno alla data del 25 dicembre, molti popoli hanno celebrato la nascita dei loro esseri divini e soprannaturali: in Egitto si festeggiava Horus, in Messico il Dio Quetzalcoath; e ancora il Dio Bacco in Grecia, Zaratustra in Azerbaigian, Budda in Oriente. E’ interessante notare, per fare un esempio di come sia sempre stata globale questa festa, che in Persia la divinità guerriera Mithra veniva festeggiata come “il Salvatore”.  Il giorno di Natale il sole si trova nel punto più meridionale dell’orizzonte a Est della terra, che culmina a mezzogiorno alla sua altezza minima ovvero allo Zenit del tropico del Capricorno. In quel giorno esatto manifesta l la sua durata minima di luce, e proprio da quel momento, riprende il suo cammino in ascesa e le giornate lentamente cominciano ad allungarsi. Non a caso nell’antica Roma, nella data compresa tra il 21 e il 25 dicembre, si festeggiava la rinascita del sole ovvero il “Dies Natalis Solis Invicti”. In quello stesso periodo si celebrano i Saturnalia che si concludevano con la festa dei Lari, le divinità tutelari che dovevano proteggere la comunità. Un cenno merita il misterioso Giano, la divinità italica che regnava nel Lazio. Il suo essere bifronte, a due facce, secondo quanto racconta il mito allude al passaggio dalla notte al giorno, dalla luce al buio, dalla fine del vecchio mondo e la nascita di una nuova era. Un ultimo esempio della rinascita della luce ci viene dai Tarocchi. La figura del bagatto che secondo alcune interpretazioni rappresenterebbe la “caverna cosmica”, uscendo dalla quale ritroviamo la luce.

Questi brevi cenni possono darci un’idea della grandiosità del Solstizio d’inverno, della sua magia che nei secoli si ripete da tempi immemorabili. Per questo, forse, tra uno shopping e l’altro, una visita d’auguri e l’altra, sarebbe utile ritrovare quest’incanto nel silenzio della natura, magari facendo una semplice e silenziosa passeggiata in montagna, ricavandoci un momento davvero intimo, lontani dal caos degli obblighi che il consumismo “impone”.

(foto: Giuseppe Tammaro)