Kylie Moore-Gilbert torna in Australia dopo 800 giorni di detenzione in Iran
L’accademica Kylie Moore-Gilbert docente di studi mediorientali all’Università di Melbourne, era stata arrestata all’aeroporto di Teheran nel 2018 dopo aver partecipato a una conferenza. Mandata nella famigerata prigione di Evin a Teheran e condannata a 10 anni di reclusione con l’accusa di spionaggio. Ha sempre negato con forza le accuse. Finalmente è stata liberata all’inizio di questa settimana dopo 804 giorni dietro le sbarre.
In Australia si riunirà presto con la sua famiglia dopo più di due anni trascorsi in una prigionia in Iran. Il ministro degli Esteri australiano, Marise Payne, ha dichiarato che Moore-Gilbert dovrà essere messa in quarantena prima di rientrare nella comunità australiana. All’inizio di questa settimana, Moore-Gilbert ha ringraziato il governo e i diplomatici australiani per aver ottenuto il suo rilascio, così come i sostenitori che si sono battuti per la sua libertà. “Per me ha significato molto avervi alle mie spalle in quello che è stato un lungo e traumatico calvario“, ha detto.
Il primo ministro australiano, Scott Morrison, ha riferito che ha parlato con Moore-Gilbert e che era di buon umore. I media iraniani hanno affermato che tre dei cittadini del Paese sono stati rilasciati giovedì in cambio di Moore-Gilbert.
Il governo australiano però ha smentito che la libertà della docente è stata ottenuta mediante uno scambio di prigionieri. “Il governo australiano non riconosce o conferma alcun accordo di questo tipo per quanto riguarda il rilascio di altre persone in altri luoghi“, ha detto Morrison ai giornalisti a Canberra giovedì.
“Se altre persone vengono liberate in altri luoghi, sono le decisioni dei governi sovrani in quei luoghi“.
La Thailandia ha detto di aver trasferito a Teheran tre iraniani coinvolti in un complotto per la bomba del 2012, ma ha rifiutato di definirlo uno scambio.
Moore-Gilbert ha fatto ripetuti scioperi della fame e la sua salute è peggiorata durante lunghi periodi di isolamento. Negli ultimi mesi è stata trasferita nella remota prigione di Qarchak, a est di Teheran, mentre i timori si acuivano per la diffusione del coronavirus nelle famigerate e affollate prigioni del paese.
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