La buona Italia, oltre la politica e la burocrazia, storie positive e di eccellenza

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La percezione dell’Italia è negativa: burocrazia soffocante, classe politica inetta e preoccupata solo di difendere i propri privilegi, crollo della produzione, perdita di competitività, ignoranza diffusa nell’opinione pubblica. L’unico settore efficiente sembra essere quello della criminalità organizzata.

Ma l’Italia, per fortuna, non è solo questo e vi sono storie positive, di eccellenza che, nonostante il clima generale non sia propizio, tengono in piedi il nostro Paese e il suo nome all’estero.  Nome che da sempre rappresenta buon gusto, artigianalità nobile, tecnologia, moda e beni culturali, tanto per citare solo alcuni esempi. Vi sono imprenditori, ricercatori, politici locali e tanta gente magari poco conosciuta che, giorno per giorno, cerca di portare alto il vessillo della qualità del Bel Paese per dimostrare, non solo a se stessa, che è legittimo coltivare il vizio della speranza e ritrovare l’orgoglio di essere italiani.

La parola d’ordine di questo nuovo Rinascimento è una sola: sinergia. Fare sinergia in una nazione a forte vocazione individualistica come la nostra è la chiave per metterci al passo con le sfide del mondo post globale.

Gli esempi sono tanti, a partire – ma solo perché il più recente in ordine di tempo- dal progetto inclusivo che coinvolge sette dei principali studi di ricerca italiana, think tank ed enti impegnati sui temi europei: Iai, Ispi, Centro Studi sul Federalismo, Ecfr Italia, Villa Vigoni, Cespi e Formiche. Questi sono i promotori della piattaforma online “Europea” che attraverso video e interviste, commenti e una informazione sempre puntuale cerca di fornire orientamenti indipendenti ed efficaci sulle istituzioni europee in rapporto con l’Italia, e sui rapporti tra il nostro Paese e l’Unione Europea.

Altro modello significativo di sinergia, e qui facciamo riferimento a un’Italia forse meno conosciuta ma non meno ricca di storia, cultura e potenzialità turistiche, è quello tracciato dal club dei Borghi più belli d’Italia, una associazione privata che ha l’obiettivo di valorizzare i borghi italiani con attività culturali e di promozione a trecentosessanta gradi. Una vera e propria rete di comuni e di eccellenze che si fa forte di un accordo stipulato nel 2016 con l’Enit per promuovere la bellezza dei nostri piccoli paesi in tutto il mondo.

Che cosa sa fare l’Italia? E’ un libro uscito due anni fa  per Laterza, in cui il direttore generale di Bankitalia, Salvatore Rossi, e una professoressa di Politica economica di Roma Tre, Anna Giunta, hanno raccolto una serie di spunti per raccontare la storia recente dell’Italia attraverso le cose che il nostro paese sa fare. Un popolo, un paese, scrivono Rossi e Giunta, è in larga parte ciò che sa fare e raccontare ciò che il nostro paese sa fare può essere un modo utile per capire qualcosa di più su quello che l’Italia è.

Partendo da questa pubblicazione la Fondazione Edison ha elaborato un indice delle eccellenze italiane competitive nel commercio internazionale tra i prodotti e gli ambiti, e i risultati sono straordinari. In base a questo indice l’Italia è risultata tra le prime tre nazioni al mondo per surplus commerciale con l’estero con ben 844 prodotti, per un valore di 161 miliardi di dollari. Tra i prodotti di maggiore successo vi sono le macchine per la carta, le navi da crociera, la pelletteria, gli occhiali da sole, la tecnologia sanitaria, gli yacht a motore, la moda, l’industria meccanica fino ad arrivare ai settori più tradizionali della moda e della cucina.

Ma qual’è la percezione che del nostro Paese hanno osservatori, opinionisti e giornalisti di rango? Esattamente 10 anni fa Bill Emmott, giornalista e saggista britannico ed ex direttore dell’Economist, intraprese un viaggio lungo tutta la penisola alla ricerca dell’Italia buona.  Dal Politecnico di Torino alla Fiera Addio pizzo di Palermo, dai capitalisti toscani agli inventori pugliesi, il giornalista inglese ha visto cose che molti italiani non possono nemmeno immaginare. Nel suo libro “Forza, Italia” racconta di una nazione molto più sfaccettata, colorata e ricca di creatività e voglia di fare di quella “ufficiale”.

Giudici efficienti come il torinese Mario Barbuto che ottengono risultati miracolosi, ma solo lottando contro una gestione della giustizia straordinariamente lenta e farraginosa. Imprese all’avanguardia come la napoletana Tecnam che crescono nonostante le pastoie di una legge sul lavoro troppo garantista.

Il giornalista riassumeva la storia del nostro Paese come una continua lotta tra la Buona Italia e la Mala Italia; e anche se quest’ultima sembra che stia vincendo la nostra storia ha dimostrato, e continua a dimostrare, che gli italiani alla fine sanno sempre ritrovare l’orgoglio e la buona volontà per risorgere dalle proprie ceneri e toccare e aprire nuove strade al mondo.
Siamo certi che anche questa volta sarà cosi.

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