La macchina da guerra di Checco Zalone ha fatto di nuovo centro

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L’uscità di  “Tolo Tolo”, a quattro anni da “Quo vado”, è  stata vissuta come la liquefazione del sangue di San Gennaro dai produttori, dagli esercenti oltre che dal pubblico. Cinema sold out, prenotazioni online in tilt, quasi 13 milioni di incasso in soli due giorni di proiezione, un vero e proprio tripudio per il cinema italiano che ha potuto contare pure sugli exploit di Ficarra e Picone e del Pinocchio di Matteo Garrone.

L’operazione Zalonesca  è più complessa di quanto la sua  nazional/popolarità faccia intravedere. Una perfetta macchina di marketing e di comunicazione in cui, in linea col cerchiobottismo italico, si gioca di sponda su differenti polarità dentro cui ci stanno tutti gli ingredienti dell’attualità. Dal finto Trailer/video musicale abboccante per i coloro che non amano il buonismo imperante, alla narrazione filmica in cui, pare ma  non possiamo dire di esserne certi, si declinano sentimenti di comprensione per il fenomeno dell’immigrazione addirittura attraverso una sorta di transustanziazione del personaggio principale che si trova a percorrere, naturalmente per motivi differenti e forse meno umanitari, un percorso di dolore molto affine a quello dei migrantes. Se non altro nelle stazioni geografiche che tracciano la linea d’ombra del viaggio. E’ interessante a questo proposito riportare le dichiarazioni di Pietro Valsecchi, il demiurgo produttore del film, il quale ha risposto alle critiche sulla presunta scarsa comicità del progetto sottolineando come “sia vero che si ride molto meno, ma ci si emoziona molto di più”. Cosi come sono state rispedite ai tantissimi mittenti le critiche social su un presunto razzismo del trailer con la semplice ma apodittica considerazione che le polemiche, per l’appunto, “lasciano il tempo che trovano. I social sono un megafono, ma decidiamo noi a chi rispondere e con chi litigare e abbiamo deciso con nessuno”. E’ chiaro a questo punto che la filosofia commerciale del progetto è piacere a tutti ma non in modo cosi totale da non lasciare zone di passaggio per la tenzone polemica, per la frizione dialettica o per il sempiterno dualismo italico tra guelfi e ghibellini, che in questo caso saranno schierati pro o contro Zalone/Luca Medici ma che, alla fine, andranno tutti a vedere il film e alimentare il famoso dibattito. Cos’è quindi Checco Zalone, un attore e regista comico? Un’arma di distrazione di massa? Un furbo esperto di marketing e comunicazione? Un italiano medio oltre la media? Questo non lo sappiamo. E’ noto che tra il personaggio Zalone e Luca Medici vi sia lo stesso confine che esisteva tra la maschera Totò e Antonio De Curtis, e che i due si pongano agli antipodi l’uno dell’altro. Di una cosa però siamo certi: che Tolo Tolo  by Zalone/alias Luca Medici sia la cartina di tornasole di un  Paese che mantiene inalterati i suoi vizi e si culla, magari illudendosi, di essere al passo con la modernità.