La pandemia unisce il Paese, la solidarietà abbatte i luoghi comuni

Negli ospedali italiani non solo emergenze e terapie, ma sorrisi e una ritrovata “unità nazionale” sotto il segno della solidarietà tra il Nord e il Sud del Paese. Un sentimento che unisce le persone e le fa conoscere oltre i luoghi comuni alimentati da pregiudizi e scarsa conoscenza.
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Fuori dagli ospedali la condivisione delle persone si traduce in raccolte fondi, in donazioni spontanee, in una macchina della solidarietà, efficiente e veloce, che spesso supplisce alle carenze dello Stato e delle istituzioni locali. C’è anche questo dietro il Covid 19, un microcosmo di storie personali, affetti, ricordi ed esperienze che di certo lasceranno il segno nella memoria di tanti italiani.

Il caso dei turisti bergamaschi costretti all’isolamento in un albergo di Palermo che, nei loro progetti, doveva essere la base per la loro vacanza e invece si è trasformato nello spazio di una forzata clausura, è davvero emblematico. “I palermitani – cosi riferisce un familiare dei turisti bergamaschi ricoverati nel capoluogo siciliano – sono stati stupendi. Molto accoglienti. Lo dico da bergamasco che ha sempre denigrato Palermo e il Sud”.

Cosi, tra il quotidiano invio di piatti tipici siciliani ai medici che lavoravano senza soste e senza orario, la “paziente zero”, l’unica ricoverata della comitiva lombarda e dimessa dopo 46 giorni di degenza, si è vista recapitare libri, panelle e arancine, e la vetrata della struttura è diventata uno spazio aperto in cui si affiggevano cartelli e biglietti di ringraziamento. I medici e i sanitari hanno voluto festeggiare il compleanno della signora autotassandosi per acquistare la torta. Una maniera per comunicare un sentimento di solidarietà che non conosce confini e limiti. La stessa turista bergamasca, appena dimessa, ha voluto esprimere il suo ringraziamento ai medici, ai sanitari e agli inservienti dell’ospedale che, a suo dire, “sono meglio di quanto raccontano certa sottospecie di programmi televisivi. Palermo dovrebbe diventare un polo d’eccellenza per la sanità”.

Un altro esempio di eccellenza del Sud Italia è l’ospedale Cotugno di Napoli. Cosi mentre il diffondersi dell’epidemia ha colto di sorpresa tutta l’Italia, e il Nord in particolare, in questo ospedale partenopeo le cose sono andate in modo diverso: nessun contagiato nello staff medico sanitario, rispetto rigoroso dei protocolli di sicurezza e dell’uso delle protezioni necessarie. Proprio al Cotugno è stato sperimentato il Tocilizumab, un farmaco per le complicazioni delle artridi reumatoidi convertito per il trattamento del Covid 19.

Con il risultato che una ventina di pazienti sono stati dimessi dopo due settimane di trattamento e sulla efficacia di questo farmaco hanno espresso parere positivo e conferme anche dall’Anhui Provincial Hospital e dall’ospedale Anhui Fuyang. “Siamo stati portati, completamente vestiti di tute e occhiali di protezione, in una delle loro Unità Intensive» racconta il cronista di Sky News, che parla di un «livello completamente differente rispetto a quanto visto finora» in Italia. Questo è il commento dell’inviato: «I medici indossano delle super- maschere. Incredibilmente nessun medico è infettato al Cotugno. Indossano gli strumenti di protezione adatti e seguono i protocolli giusti. La preparazione e l’equipaggiamento sono le chiavi per fermare il virus».

Si moltiplica la solidarietà da un polo all’altro del nostro Paese. E se tanti meridionali, in passato, sono stati assistiti presso le strutture ospedaliere del Nord, adesso sta avvenendo esattamente il contrario. Zaino in spalla, trolley in mano. E mascherine a coprire bocca e naso. Le stazioni dei treni della Lombardia e gli aeroporti, giovedì sera 26 marzo, brulicavano di persone. E non perché fosse in corso l’ennesima grande fuga da una regione piegata e stremata dal Coronavirus.

Quelle persone che calpestavano il suolo lombardo erano medici, infermieri, operatori socio sanitari che arrivavano dal Sud. Sono persone che hanno risposto alla ‘chiamata alle armi’, alle disperate richieste di aiuto e di rinforzo lanciate dai medici del Nord e dal Governo. I primi 21 medici volontari sono arrivati a Bergamo, la provincia più martoriata della Lombardia. Dove i morti si fa fatica a contarli. Dove a volte le persone spirano nelle proprie case perché non s’è fatto in tempo a fare neanche il tampone. Dove i camion dell’Esercito sfilano di notte per la città trasferendo in altri comuni i corpi di chi non ce l’ha fatta affinché essi vengano cremati.

Questi medici volontari che si stringono al dolore della Lombardia sono arrivati quasi tutti dal Sud, da regioni e da città dove i casi di contagio sono ancora contenuti, rispetto agli impressionanti e drammatici numeri della Lombardia. Un ulteriore esempio di come il sentimento di solidarietà e di appartenenza non possa essere circoscritto da pregiudizi e luoghi comuni. Un esempio per tutti coloro che pensano che nonostante l’Italia sia stata fatta, l’unità degli italiani sia ancora un’utopia. Non è cosi. E le cronache tragiche di questi mesi lo confermano. La tragedia del Covid 19 ci lascia una lezione morale da tenere in conto per il futuro del nostro Paese.

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