La rivolta del popolo delle Partite Iva: in 150.000 chiedono una riforma

Il popolo delle Partite Iva è in crisi di nervi. Oggi coloro che lavorano in forma autonoma cercando di costruire un percorso professionale che possa diventare progetto di vita, sono a dir poco penalizzati, vessati, da un sistema che sconta arretratezze culturali ataviche, che non considera la funzione sociale di chi fa impresa, di chi crea benessere per se stesso e per gli altri. Al contrario, le politiche attuate dai governi che si sono succeduti, hanno considerato il libero professionista o l’imprenditore o il commerciante, un soggetto da spremere, o peggio una figura ambigua, non collocabile, magari dedita a trovare il sistema migliore per evadere il fisco. Un vero e proprio pregiudizio che si riflette nelle politiche inique fin qui praticate. L’arrivo di internet, poi, e quindi di nuove figure imprenditoriali che hanno visto la rete come opportunità, ha ulteriormente accentuato questo divario trasformando il sogno di tanti imprenditori in un vero e proprio incubo.
Oggi il popolo delle partite Iva non è tutelato e si trova sempre più confuso tra istituzioni che puntualmente non rispettano gli impegni assunti in sede di bilancio, una ridda di leggi e norme che si contraddicono spesso a sfavore dei lavoratori autonomi accreditando sempre di più un modo di dire che ormai è diventato proverbiale: “chi te l’ha fatto fare ad aprire una partita Iva”?
Basta leggere il profilo facebook di “Partite Iva – insieme per cambiare”, che in pochissimo tempo ha superato i 150 mila contatti, per rendersi conto, come suol dirsi “in presa diretta”, dello stato di malessere in cui versano tanti imprenditori, commercianti, lavoratori che si sentono abbandonati a se stessi, quasi come se fossero trasparenti.
C’è chi annuncia “ io ho chiuso oggi”, chi contesta l’incidenza negativa del lavoro nero, chi stigmatizza l’efficacia della fatturazione elettronica postando un gruppo di abusivi che vendono borse e suppellettili sotto i portici bolognesi. Si percepisce però, il desiderio di trovare una linea comune, di fare diga contro uno stato di cose che ormai è oltre la soglia di qualsiasi sostenibilità.
Ecco allora che sono in tanti, da tutte le regioni italiane, a rispondere all’appello, a manifestare la loro voglia di esserci e di essere ascoltati, di far valere le proprie ragioni.
Un tempo motore dell’economia italiana, le partite Iva sono oggi davanti a un baratro. Secondo recenti dati di Federcontribuenti, nell’arco di soli 3 anni, si è registrata una riduzione del 40% passando da 8,5 milioni ad appena 5 milioni. Le ragioni sempre le stesse: una congiuntura economica non favorevole, l’eccesso degli adempimenti burocratici necessari al mantenimento in vita dell’attività, ma soprattutto una pressione fiscale sempre più insostenibile che è arrivata a incidere negativamente sui profitti delle piccole e medie imprese
Il dato rilevato dal Centro Studi di Unimpresa è allarmante: il total tax rate di PMI e professionisti supera abbondantemente il 60%. In questo computo rientrano le tasse (acconti e saldi degli ultimi due anni fiscali), contributi previdenziali e oneri vari, mancati pagamenti da parte di soggetti terzi che, in buona sostanza, non solo riducono in modo esponenziale i guadagni ma determinano la chiusura dell’attività.
La situazione è ormai al collasso, da più parti si invoca una riforma seria delle partite Iva, e la speranza è che questo trend negativo si inverta restituendo ai lavoratori autonomi il loro diritto a maggiori tutele ed equità, per evitare che il sogno di realizzare un’attività si trasformi definitivamente in un incubo.
Aspettare e preoccuparsi, di Seth Godin
Ottobre 18, 2023