L’esoterismo di Federico Fellini

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L’ultima “reale” apparizione di Federico Fellini risale a qualche mese successivo alla sua morte. Non è uno scherzo, ma lo racconta Lorenzo Ostuni, regista e produttore Rai, ricordando un “patto” da lui stipulato con il grande maestro, secondo il quale, il primo tra i due che sarebbe passato a miglior vita, come suol dirsi, sarebbe tornato dall’altro a raccontargli com’è il transito nell’aldilà. E cosi fu. Fellini compare in perfetta forma tridimensionale nello studio di Ostuni in via degli Scipioni a Roma, e  consegna a quest’ultimo un messaggio criptico: “Lorenzino, ricordi che un giorno ti dissi che la differenza tra noi due consiste nel fatto che tu prendi le cose della terra e le proietti nel cielo cosmico, mentre io prendo le cose del cielo e le proietto nel piccolo schermo terrestre? Bene, devo dirti che nessuno dei due aveva ragione. Adesso ho visto che cosa c’è all’interno del tempio che per tutta la vita ho soltanto sbirciato cosi, come un intruso, dall’esterno. Ho visto..”.

Questo episodio, a prescindere dalla sua veridicità, la dice lunga sugli interessi esoterici coltivati in tutta la sua vita dal regista riminese. Interessi che spaziavano dallo studio dell’I Ching all’amicizia con il famoso veggente Gustavo Rol, oltre che dalla presenza nella sua biblioteca personale di testi di esoteristi, mitologi, antroposofi, tutti i canoni buddisti e i famosi Veda, i testi iniziatici tradizionali della spiritualità indiana.

Non si riesce a comprendere il corpus dell’opera di Federico Fellini se non si svela il suo sostrato esoterico. Aspetto, quest’ultimo, che lo mette in connessione con altri grandi maestri del cinema mondiale, da Bunuel a Welles passando per Tarkovsky e Hitchcock.

Scorrendo velocemente la filmografia del regista, da Casanova a Giulietta degli spiriti, da Satyricon a Toby Dammit, si coglie l’interesse per le discipline “non ordinarie”. In particolare il suo interesse per Carl Jung, che Fellini leggeva avidamente e approfondiva attraverso il suo rapporto con Ernst Bernhard, psicanalista di formazione junghiana che lo introdusse alla consultazione dell’I Ching. Il concetto di sincronicità sarà sempre presente nel laboratorio visivo di Fellini; così come era stato lo stesso Fellini  a sottoscrivere la cifra filmica e l’origine della sua forza creatrice: “La memoria è come l’anima, esiste prima della nascita…Non si esprime attraverso il ricordo. E’ una componente indefinibile e misteriosa che ci invita a entrare in contatto con dimensioni, eventi, sensazioni, che non possiamo nominare, ma che sappiamo, anche se confusamente, essere esistite prima di noi”.

Come ogni essere straordinario, la sua comparsa sulla terra lascia diversi enigmi: Fellini era un mago? Lui diceva di essere stato risucchiato dal cinema, e che, in caso contrario, sarebbe stato si un mago, ma un mago stile Mandrake in cui il versante dell’illusionismo sarebbe stato preponderante.

Non sappiamo se, a modo suo, il regista fu una sorta di iniziato. Egli scherzosamente si definiva piuttosto un “pozzetto” nel quale tutta “la pioggia” di trascendenza metafisica si era copiosamente riversata. Una cosa è certa: tra le esperienze con l’LSD, a cui fu introdotto dallo psicanalista Emilio Servadio,  e le sue frequenti incursioni nel mondo del misterioso di Carlos Castaneda, col quale ebbe dei contatti in relazione a un progetto cinematografico di cui poi non si fece nulla, l’immaginario Felliniano si è nutrito di esperienze straordinarie, di relazioni e visioni che, cosi come lui stesso ebbe a dire a Lorenzo Ostuni, il citato complice del patto post-mortem, servirono a proiettare sullo schermo della terra la grande forza misteriosa delle cose celesti.

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