Il giorno della morte di un Maestro

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Oggi è un giorno molto triste per l’Italia. Franco Battiato ci ha lasciati. Una perdita che provoca un dolore di tipo familiare. Aveva 76 anni  e dopo l’incidente domestico a Milo, in provincia di Catania, che a novembre 2017 gli aveva provocato la frattura di femore e bacino non è più apparso in pubblico.

Un accanito ricercatore di arte e spiritualità, non disposto a compromessi, rigoroso, coerente. A volte sembrava spigoloso, quasi burbero, ma in genere capitava quando si trovava di fronte all’imbecillità o all’ignoranza, quelle davvero non le sopportava, altrimenti era gentile, protettivo, un uomo che aveva scelto la musica per raggiungere un obiettivo che andava molto al di là della musica stessa. Per questo il suono gli era sacro, per questo l’atto della composizione era per lui il più sublime e insostituibile dei gesti umani, l’unico in grado di elevarci, di portarci in prossimità di quella verità che ha inseguito per tutta la vita, fino all’ultimo dei suoi giorni terreni.” 

Incommensurabile l’eredità artistica che ci ha lasciato. Innovatore, poeta, coraggioso eroe pop e impossibile avanguardista con sorprendente soluzione di continuità, Battiato esordisce negli anni Sessanta nel filone della canzone di protesta per addentrarsi presto nelle foreste della musica elettronica di concept.

Era una delle anime sacre d’Italia; un innovatore prolifico, un erudito, a suo modo un eterno paria.
Lo salutiamo con il contegno che a lui stesso sarebbe affine.

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