Una bambina di 10 anni ha partecipato alla sfida Social di resistenza al soffocamento, Backout challenge, ricoverata in rianimazione all’ospedale pediatrico di Palermo è stata dichiarata la morte cerebrale e i genitori hanno acconsentito alla donazione degli organi. La bambina era arrivata al pronto soccorso in condizioni gravissime “arresto cardiocircolatorio causato da una asfissia prolungata. Una corsa disperata in ospedale per i genitori che avrebbero trovato la figlia in bagno riversa per terra con la cintura dell’accappatoio stretta al collo e legata al porta asciugamani. Accanto il corpo lo smartphone.
Due le indagini aperte, una della procura della Repubblica e una della procura dei Minori. Il reato ipotizzato è istigazione al suicidio. Mentre la polizia sta cercando riscontri sul telefonino per verificare anche la bambina si fosse ripresa durante la sfida come spesso succede. Purtroppo non è il primo caso, questo è un fenomeno sociale preoccupante e in ascesa fra i giovanissimi. Un’emergenza educativa vera, non possiamo aspettare che si ripetono i fatti di cronaca. Bisogna lavorare sull’educazione ai sentimenti. Bisogna lavorare su un uso consapevole delle nuove tecnologie, bisogna aprire le scuole per genitori ma bisogna che tutta la società insieme si dia da fare per dare delle risposte a questi ragazzi che sono fragili e che hanno bisogno di essere ascoltati.
TikTok è uno dei social più seguito dagli adolescenti ma è usato soprattutto da giovanissimi anche da bambini sotto i 10 anni, per i minori e rischi sono quelli di andare incontro ad un affuscamento del sentimento di realtà, cioè non comprendere più con chiarezza la differenza tra realtà da una parte e dall’altra virtualità, quindi gioco la finzione, tutti gli aspetti della vita, anche quelli più pericolosi e rischiosi diventano parte di un grande gioco di un grande spettacolo.
Quest’anno per la pandemia e con la didattica a distanza i minori hanno passato tantissimo tempo sui social, su internet, sul telefonino e forse sono stati lasciati un po’ soli.
Viviamo in un periodo in cui molto chiaramente notiamo tutta una serie di segnali che ci dicono che l’aspetto dell’emotività, del bisogno di fisicità è assolutamente castigato nei bambini e quindi il bisogno di espressione emotiva trova delle strade, delle vie completamente disfunzionali.
C’è una grandissima emergenza pedagogica, c’è un’esigenza di educazione alle emozioni e ai sentimenti che tra l’altro la pandemia ha reso molto stringente che fa comprendere come oggi non dovremmo tanto occuparci di rendere i nostri bambini abili a utilizzare le tecnologie digitali ma dovremmo renderli competenti a gestire le proprie emozioni, i propri sentimenti.
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