Partite Iva: lavoriamo per pagare i debiti che produciamo. La storia di Laura

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Mi chiamo Laura, ma non è importante il mio nome, è più importante la categoria a cui appartenevo: quello del popolo delle partite iva che nell’ultimo mese si è unita a quel “grido collettivo” come l’avete chiamato voi, un gruppo nato su Facebook che ha raggiunto numeri esorbitanti e allora mi chiedo: perchè nessuno ci ascolta? Siamo o non siamo degni di attenzione?

Mi chiedo perchè mai un dipendente, che altro non è che un lavoratore come noi, ha dalla sua parte leggi, caf, organi di stato pronti a mobilizzarsi pur di salvaguardare posti di lavoro, malattie e ferie pagate, maternità, TFR, liquidazione, premio produzione e chi più ne ha più ne metta…e noi, titolari di partita iva che ci spacchiamo la schiena, travolti dall’ansia, tartassati ingiustamente dalle tasse, praticamente  indifesi, con una capacità produttiva non indifferente, siamo la categoria più scarsamente tutelata, perchè? La situazione è chiara e documentata, la pressione fiscale supera il 64% , perchè non si agisce per alleggerire le tasse? Perchè?

“Lavoriamo per pagare le tasse che produciamo” .
Niente di più vero, niente di più assurdo, niente di più terribile per migliaia di italiani che ogni giorno non lavorano meno di 10 ore e come se non bastasse alla fine della sua onorata carriera, un titolare di partita iva percepisce se gli va bene circa 550,00 euro di pensione.

Paghiamo la libertà di non dipendere da nessuno, è solo un illusione. Dipendiamo dalla stato e dalle banche, siamo ricattati dai dipendenti che ormai sanno di avere ragione a prescindere, siamo indifesi, noi e i nostri figli.

La mia storia inizia 10 anni fa. Avevo 32 anni, passione, entusiasmo,  una laurea e 5 anni di esperienza nel settore eventi. La mia agenzia avrebbe fatto i numeri perchè gli elementi c’erano tutti. Ero preparata, avevo investito in competenze e tecnologia, cosa poteva andare storto? Poi sono rimasta incinta. In ogni famiglia la lieta notizia avrebbe fatto sorridere parenti di ogni ordine e grado e invece ho dovuto rallentare l’impegno,  non potevo permettermi un altro dipendente.

Soffocata dalle comunicazioni, dai DM, Iva, affitti, solleciti di pagamento e fatture insolute ,  i mesi successivi ho praticamente vissuto con i soldi che non ho versato allo stato.

Immaginate come è andata a finire vero? Esatto. Oggi guardo mio figlio e non riesco a immaginare un futuro peggiore per noi.
Avrei dovuto abortire? Praticamente si, ma non l’ho fatto e pagherò per i prossimi 8 anni con parte della mia busta paga ( lavoro in un call center adesso) i debiti che ho prodotto cercando la libertà e un futuro migliore.

Grazie per l’ascolto.
Laura.

 

Richiesta di pubblicazione 28 gennaio 2020
Il contenuto non è stato modificato.

4 comments

  1. img-9
    Federico 3 Febbraio, 2020 at 13:15 Rispondi

    Concordo pienamente con lei, io di anni ne ho 45 e da più di 20 sono imprenditore, io la risposta sintetica al motivo per il quale il lavoro autonomo non viene riconosciuto al pari di altri ,se non in alcuni casi criminalizzato ideologicamente, sta nel fatto che a coloro che detengono il potere decisionale interessano i nostri soldi ma non i nostri voti ,visto il fatto di non avere unità e rappresentanze significative nei posti che contano; per farla breve i nostri voti non sono incisivi quanto il nostro denaro.

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    Ago 3 Febbraio, 2020 at 13:57 Rispondi

    Condivido pienamente, solo chi ci sta dentro ci capisce, stiamo lavorando 15 ore al giorno per portare un misero stipendio, pieno di ansie e paura, mi vengono i brividi quando vedo un politico che guadagna per 10 volte stando seduto pochi giorni al mese, che schifo…

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    Diletta 25 Febbraio, 2020 at 12:38 Rispondi

    11 anni di p.iva, sacrifici e ore e ore di lavoro, oggi lo stato mi Chiede €200.000 , su €45.000 di tasse che non sono riuscita a pagare, usurai legalizzati,
    Oggi disoccupata , non hanno dove prenderli, e sapete cosa vi dico, che si attacchino, io non gli do un centesimo, 3 figli , da sola, 1 affitto e tutto quello che circonda una vita normale, io Do Da mangiare ai miei figli e non a questa banda di ladri

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    Monni 27 Febbraio, 2020 at 13:19 Rispondi

    Condivido.. ho due figlie e mi sono potuta permettere di assentarmi dal lavoro 10 gg con la prima e 15 con la seconda.. ma mi dicono “tu sei fortunata perché sei libera di organizzarti” .. bugie! Ogni assenza o flessibilità si paga a caro prezzo e ovviamente non prendiamo neanche in nota tutto quello che mi sono persa delle mie figlie.. ma io sono stata cmq molto fortunata perché nonostante le numerosissime notti in bianco e le influenze fatte in ufficio, non ho mai avuto niente di grave e ho avuto l’aiuto dei miei genitori per la gestione dei figli.. ma se non fosse stato così? Zero malattia, zero ferie, zero supporti, zero tutto! Semplicemente ogni più piccola mancanza la paghi con perdita di clienti, calo del fatturato, aumento dei costi e rispettive difficoltà a rispettare tutte le miriadi di anticipi di tasse e burocrazia soffocante e inutile… dall’altra parte però al mio ultimo di pendente (fortunatamente a tempo determinato) in due mesi ho pagato 3 gg di congedo per lutto, 6 gg per due malattie, il corso sulla sicurezza a mie spese durante ovviamente l’orario di lavoro ma con attestato di sua proprietà , alcuni gg di ferie e 4 gg tra festività pagate e patrono .. con tutto il rispetto per i problemi di ognuno, ma soprattutto oggi, micro aziende come la mia non si possono permettere di sostenere costi extra di questo tipo e non può essere possibile che il nostro walfare sia ZERO assoluto!

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