Di Enzo Latronico
Ci fu un genere cinematografico, nella nostra storia, che prolificò per circa un decennio duplicando il successo di una emergente rivoluzione musicale; si trattò del fenomeno (perché proprio di fenomeno si trattò) del musicarello. Questo genere cinematografico, divertente e spensierato ma dalla vita breve, nacque con una duplice finalità possiamo dire, la prima squisitamente commerciale, per lanciare e supportare un cantante emergente, la seconda con la più semplice idea di inquadrare un riferimento musicale e culturale per giovani. Taluni film infatti prediligevano ambientazioni di tipo balneare, altri di tipo militar cameratesco i cui protagonisti principali furono sicuramente Little Tony, Bobby Solo e Gianni Morandi. Il filone ebbe sicuramente inizio verso la fine degli anni cinquanta e d’ispirazione chiaramente popolare ebbe il suo apice negli anni sessanta quando i nuovi talenti della canzone italiana come appunto Bobby Solo e Little Tony portarono al successo canzoni come Una lacrima sul viso, Se piangi se ridi, oppure Un cuore matto o La Spada nel cuore, scimmiottando soprattutto Elvis Presley anch’egli protagonista di se stesso impegnato in “musicarelli” di più ampio respiro come Viva Las Vegas ecc. Non dimentichiamoci di Gianni Morandi che come per i precedenti già nominati si trovò impegnato a interpretare se stesso durante il servizio militare (Elvis docet) per il lancio del suo disco: In ginocchio da te. Sono gli anni della rivoluzione Beat e del Rock’n’roll, i melodici come Claudio Villa sono prematuramente al tramonto (sebbene fosse stato egli stesso protagonista di musicarelli di taglio sicuramente più narrativo) tanto che è costretto, per stare a galla e non senza polemiche, ad allearsi col suo storico nemico, Domenico Modugno; gli urlatori si fanno spazio, è il nuovo fenomeno, il boom economico impera e Adriano Celentano, Mina, Rita Pavone e Caterina Caselli spopolano. E’ il momento della Bussola e del Piper e un accorto regista come Lucio Fulci non perde tempo a mettere in scena Urlatori alla sbarra. Certo, alla basa del musicarello c’è la canzone di successo e l’impianto giovanilistico e non si può non citare anche Mario Tessuto e la sua Lisa dagli occhi blu. Sarebbe ingiusto dire che il fenomeno si esaurì nel giro di un decennio perché, anche se di fatto col tempo tutto si spense, sporadiche manifestazioni di musicarelli continuarono ad esistere ad esempio negli anni ottanta con Nino D’Angelo: La discoteca, Un jeans e una maglietta, oppure con Mario Merola, più spostato però verso la tradizione della sceneggiata napoletana. Potremmo definire la nuova avanzata di musicarelli anni novanta come il neomusicarello e allora dobbiamo citare Roberta Torre con Tano da morire, Sude side story e Aitanic ma anche gli 883 con Jolly blu. Facciamo un piccolo passo indietro, è il 1967 e Mariano Laurenti gira: I ragazzi del Bandiera gialla. Il titolo credo sia eloquente e quando si parla di bandiera gialla il primo nome del panorama musicale italiano che salta alla mente è sicuramente quello di Gianni Pettenati (personalmente amo ricordare questo film anche per il direttore della fotografia, Stelvio Massi, futuro regista della serie cinematografica Mark il poliziotto e di tutto il genere polizziottesco all’italiana). Torniamo a noi, Gianni Pettenati che nel ’67, sfruttando il successo della sua canzone Bandiera gialla, è protagonista del film I ragazzi del Bandiera gialla. Un gruppo di studenti vuol prendere in affitto una cantina per trasformarla in un club “beat”. Carlo e Stefano, già rivali in amore per via di Marisa, all’insaputa l’uno dell’altro affittano contemporaneamente due locali situati nella medesima strada. La nuova situazione finisce per separarli definitivamente e per dividere il gruppo dei ragazzi. Nel frattempo, Marisa incide un disco e suscita l’interesse – non del tutto professionale – di un dirigente della società discografica. Stefano, viceversa, non riesce a sfondare e Carlo trova difficoltà a causa del servizio militare. Ma Stefano riesce a sostituire in una trasmissione il suo disco a quello di Marisa ottenendo un buon successo; trionfante, apre il suo locale, ma Carlo riesce a sabotare la manifestazione. A questo punto i due ragazzi, dietro suggerimento di Marisa, si convincono che è meglio fondere nuovamente le forze e battezzano il locale unificato: “Bandiera Gialla”. I canoni del musicarello sono fin troppo rispettati e gli ingredienti ci sono tutti: il protagonista del momento Gianni Pettenati che è extradiegetico alla storia in quanto è egli stesso riconoscibile come Pettenati e come quello della canzone bandiera gialla ma che è contemporaneamente diegetico nella storia come interprete principale, c’è l’antagonista col quale poi il protagonista deciderà di allearsi e c’è l’amore che trionfa con i protagonisti, la voglia di vita e l’esaltazione della gioventù, il tutto sulle note della canzone in auge in quel dato momento, un po’ come dire: “ finché vedrai sventolar bandiera gialla tu saprai che qui si balla ed il tempo volerà, saprai quando c’è bandiera gialla che la gioventù è bella e il tuo cuore batterà”.
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