Ricordando Giovanni Falcone: 28 anni dalla Strage di Capaci

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Il 23 maggio 1992, il giorno che ha cambiato per sempre la vita dei siciliani. Ricordo le lacrime di mia madre mentre sedeva incollata alla TV, guardando quello che sembrava un terremoto. Auto sepolte in macerie, strade squarciate, decine di fotografi e agenti di polizia sulla scena di quello che nella mia mente non poteva che essere stato un disastro naturale.

Mi resi conto rapidamente che non era così  che era stato commesso un terribile omicidio, – scrive il giornalista Lorenzo Tondo su the guardian – La  Fiat Croma bianca sepolta nella terra trasportava il nemico numero uno di Cosa Nostra, il magistrato antimafia Giovanni Falcone. I boss della mafia avevano messo 300 kg di esplosivo sotto l’autostrada tra l’aeroporto e Palermo,  uccidendo Falcone, sua moglie e tre membri della sua scorta di polizia.

Meno di due mesi dopo, lo stesso destino ha colpito il collega Falcone Paolo Borsellino, ucciso in un attentato con un’autobomba con cinque membri della sua scorta fuori dal condominio di sua madre a Palermo.

In seguito alle uccisioni, i capi di Corleone hanno ordinato lo champagne per brindare agli omicidi dei giudici. Cinque giorni dopo, il governo ha inviato 5.000 militari per contenere quella che a quel punto era diventata una guerra totale contro lo stato italiano. All’epoca avevo 10 anni e per i successivi quattro anni giocavo a calcio nelle strade circondate da soldati che trasportavano mitragliatrici. Fu uno spettacolo di forza sconosciuto all’Italia dalla fine della seconda guerra mondiale. “Palermo like Beirut” era il titolo schizzato sulle prime pagine del principale quotidiano italiano. La Sicilia era in ginocchio e mi sentivo come se fosse l’inizio di una catastrofe. Al contrario, l’estate sanguinosa del 1992 segnò l’ inizio della fine dell’organizzazione criminale più potente del mondo.

L’emergenza Covid-19 bloccherà le cerimonie, ma non fermerà il ricordo per la strage di Capaci e l’omaggio a Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e ai tre uomini della scorta morti nell’attentato di Cosa Nostra nel 1992. Dal giorno del suo attentato a Capaci sono state tante le manifestazioni per non dimenticare la lotto contro la mafia portata avanti dal magistrato italiano, un impegno certamente non dimenticato. Come le sue parole.

I mafiosi, nel progettare l’assassinio dei due magistrati, non avevano previsto un aspetto decisivo: quel che avrebbe provocato nella società. Nella loro mentalità criminale, non avevano previsto che l’insegnamento di Falcone e di Borsellino, il loro esempio, i valori da loro manifestati, sarebbero sopravvissuti, rafforzandosi, oltre la loro morte: diffondendosi, trasmettendo aspirazione di libertà dal crimine, radicandosi nella coscienza e nell’affetto delle tante persone oneste” ha commentato il presidente della Repubblica Mattarella.

 

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