Basta non guardare le porte e potrebbe sembrare un convitto, o anche un ospedale. Invece è proprio un carcere.
Siamo a Bollate, hinterland di Milano. Vengono da tutta Europa a trarre ispirazione da un modello che responsabilizza il detenuto e ne prepara il reinserimento. Con i suoi laboratori – e c‘è perfino l’ippoterapia – è un ideale che funziona davvero. Per ora, però, il sogno si ferma qui. La Casa di reclusione II di Bollate fa ancora figura di cattedrale nel deserto, rispetto alle altre prigioni. Perché in molti istituti di pena, malgrado le riforme, la realtà è diversa e, come direbbe Lucio Dalla, qualcosa ancora qui non va.
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